Festa di compleanno, tra ricordi ed emozioni…

Lo scorso 4 ottobre, nel giorno di San Francesco, la nostra Associazione ha festeggiato il suo trentesimo compleanno.
Le settimane precedenti sono state fervide di preparativi fra cui la ricerca degli indirizzi dei “vecchi” soci e la raccolta delle foto, testimonianza degli anni trascorsi.
E finalmente l’evento tanto atteso è stato tanto partecipato, nonostante le molte assenze di tanti ex-alunni, fuori per lavoro o all’università.
La festa ha avuto inizio con il canto di “San Francesco” dei maestri della scuola e con la recitazione de “Il Cantico delle Creature” della terza classe.
Quindi sono stati salutati i consiglieri Annalisa Melle e Lorenzo Magrì che, nelle veci del sindaco Gaetano Pichierri, nella loro breve visita, hanno testimoniato con belle parole la nostra modalità di approccio educativo.
Poi con un sentimento di profonda commozione, ho raccontato il cammino che dal lontano 4 Ottobre 1993, la nostra Associazione ha percorso.                            
Il primo pensiero ed un sentito ringraziamento sono stati per il grande amico, fondatore e primo presidente, Fernando Lomartire che portò il primo impulso antroposofico nel territorio.

Fernando aveva dato avvio ad una intensa divulgazione della Pedagogia e della Antroposofia di Rudolf Steiner, attraverso cicli di conferenze, seminari, convegni, gruppi di studio e varie attività artistiche. 
Si formò così un gruppo entusiasta, carico di volontà e di proposizioni che con alacre lavoro portò alla fondazione dell’Associazione “Giardino degli Ulivi”, nel maggio 1993 e a ottobre, il 4 ottobre, nel giorno di San Francesco, alla apertura del primo gruppo giochi ad indirizzo steineriano, con 4 bambini, nella depandance della casa di campagna di Fernando.
Qui il pensiero e un grazie speciale sono stati per la prima maestra della scuola, Liliana Mezzolla che, molto dispiaciuta per non essere stata presente alla cerimonia, ci ha mandato i migliori auguri per il trentesimo compleanno. Liliana ha accompagnato per tanti anni i nostri piccoli…

Furono anni di grande fermento e di diffusione della Pedagogia e i primi fondatori, con grande coraggio e perseveranza, in un territorio non proprio facile, continuarono ad operare instancabilmente e fra questi, sempre in prima linea accanto a Fernando e a tutti noi, vi era il nostro caro amato Tino Semeraro che era diventato presidente.
In quel momento e con un groppo in gola, ho sentito di rivolgergli qualche minuto di silenzio ed ora una preghiera a nome di tutti:
“Caro Tino, ti pensiamo e ti sentiamo vicino, ti ringraziamo per l’incommensurabile lavoro svolto e per il grande sacrificio che hai fatto per la comunità; possano giungerti i nostri grazie; siamo certi che continuerai ad accompagnarci e ad aiutarci…”

Il racconto continua…Nel 1997 nacque la prima elementare con 7 bambini affidati al maestro Nicola Tito Marin che condusse i ragazzi fino al termine del ciclo, intanto si formarono anche le altre classi.
E nel 1998, per reperire insegnanti nel territorio, l’Associazione avviò un Corso Propedeutico e poi il primo Corso Triennale di Formazione, corsi che continua ad organizzare sia per formare insegnanti che per coloro che vogliono intraprendere un cammino di conoscenza degli aspetti essenziali della Pedagogia e della Antroposofia.

A tal proposito ho colto l’occasione per ringraziare tutte le personalità, esponenti del movimento Waldorf, che hanno collaborato e collaborano alla Formazione, che hanno preso a cuore questa unica realtà nel Sud d’Italia e continuano a sostenerla.
E un altro grazie speciale va a tutti i donatori che hanno contribuito nei numerosi momenti di difficoltà.

Nel tempo, crescendo il numero dei bambini e delle classi, abbiamo dovuto anche affrontare vari traslochi, ora da 3 anni siamo tornati qui a Sava e qui a Sava, l’Associazione ha acquistato un terreno in contrada “Le Petrose” con il lungimirante e ambizioso progetto, cui Tino teneva tanto, per edificare una sede idonea ad una Scuola Waldorf in Puglia e ad altre iniziative antroposofiche, artistiche e culturali.
C’è già il progetto approvato dal Comune, nel settembre 2020.
Nel frattempo l’Associazione è diventata Associazione Steiner Waldorf di Puglia, Scuola Parentale “Il Mirto”.

Ci sarebbe tanto altro da dire per raccontare una storia lunga trent’anni, per ricordare tutte le persone che sono state e sono importanti nel nostro cammino…spero di non aver annoiato nessuno e che anzi riuscita a far conoscere e condividere tanti ricordi straordinari e a trasmettere il mio entusiasmo per la nostra “iniziativa pedagogica che ha in sé tanto coraggio, potere e magia”, per dirla con le parole di Goethe. Prima di concludere ho voluto ancora ringraziare tutti i maestri che negli anni hanno collaborato con la scuola e un augurio di cuore va a tutti i miei colleghi impegnati in questa missione, come pure ai colleghi del Consiglio d’Amministrazione e all’attuale presidente Franco de Matteis.

Soprattutto sono stata felice di salutare tutti i genitori che hanno dato il loro sostegno sin dai primordi e tutte le nuove famiglie che si sono avvicinate a questa meravigliosa realtà, con l’intento unico di mettere al centro l’essere del bambino, dei bambini che sono arrivati e che arrivano con nuove domande e con la richiesta specifica della Pedagogia Steineriana, bambini che spingono i propri genitori a fare tanti sacrifici portandoli a scelte differenti per la loro educazione ed istruzione.

Mi auguro che possiamo noi, maestri, allievi del seminario, futuri maestri, genitori e futuri genitori, mi auguro che possiamo tentare, umilmente, di rispondere alle richieste di questi bambini e dei bambini che verranno, con gli strumenti che la Pedagogia Steineriana  ci mette in mano e con l’aiuto sempre presente del Mondo Spirituale, condurli verso un futuro luminoso e perché no, consegnare loro una nuova, grande scuola steineriana in Puglia, qui a Sava, in contrada “Petrose”. La serata di festa è andata avanti facendosi sempre più emozionante…l’atmosfera sempre più frizzante: c’erano gioia, sorrisi, scambi di ricordi, occhi lucidi e qualche lacrima, momentanei disagi nello stentare a riconoscere chi non vedevamo da tanto tempo…

Si sono susseguiti abbracci e baci, forti commozioni per tutti, per i “vecchi” genitori, per gli ex alunni; tante emozioni davvero per tutti, grandi e bambini nel vedere scorrere nella parete le proiezioni di vecchie foto che suscitavano entusiasmo ed esclamazioni nel riconoscersi durante qualche recita o saggio.

Il buffet ha accompagnato le meravigliose condivisioni dei ricordi ed il continuo scambio di abbracci e saluti.
E poi, dolce finale, una grande torta, bella e buona, per spegnere le candele del trentesimo compleanno della nostra scuola ed immortalare nelle decine di foto scattate tutti i gruppi dei maestri, dei fondatori, degli alunni e dei genitori!!!

Con tanti auguri, m.tra Anna Milizia

Il lavoro manuale nelle scuole Steineriane Waldorf.

E NEL CORSO TRIENNALE DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI STEINERIANI

Il corso triennale di formazione in pedagogia Steiner-Waldorf, per insegnanti, ha lo scopo di favorire, da un lato, l’acquisizione di conoscenze di base dell’essere umano e del suo sviluppo attraverso lo studio dei testi fondamentali di pedagogia e dall’altro, la formazione di facoltà atte a dare fondamento interiore all’azione educativa.

Durante il triennio, speciale importanza viene data alle attività pratiche, artistiche e manuali.

Soprattutto il lavoro manuale, le abilità manuali, il collegamento con un creare artistico, risulta il compito specifico per l’età scolare e per il quale il futuro insegnante viene guidato ad esercitarsi.

Nel periodo della scuola dell’obbligo, infatti, mediante il lavoro manuale vengono risvegliate e coltivate le capacità dei singoli, ma la connessione tra abilità manuale ed elasticità di pensiero, porta i suoi frutti anche per il futuro della società.

La strada maestra dell’educazione è condurre il bambino dal gioco, attraverso la bellezza, al vero e proprio lavoro!

Durante il secondo 2° settennio l’educatore, l’insegnante, si trova ad agire soprattutto nel sistema ritmico del bambino e ciò che opera sul sistema ritmico, ovvero sulla respirazione e sulla circolazione del sangue, è l’attività artistica e manuale e questa, a sua volta, poggiando sull’esercizio, sulla ripetizione, sulla gioia di fare, favorisce la formazione della volontà e pone le basi per orientare l’intelletto verso lo spirito.

l lavori manuali passano attraverso mani curate, i colori splendenti dei materiali rallegrano cuore e sensi, si attivano le forze del cuore che appartengono al petto dell’uomo, che scorrono nel respiro e nel sangue; sono forze d’amore che vengono risvegliate nel bambino che fluiscono nella sfera del volere e del pensare: il bambino viene educato nella sua interezza.

L’esercizio della motricità fine risulta così essere di importanza decisiva per lo sviluppo dell’intelligenza del bambino, per lo sviluppo del pensiero logico in grado di esprimere giudizi.

“(…) Se si riconosce il fatto che il nostro intelletto non viene costruito per il fatto di impartire da subito al bambino un’istruzione intellettuale, ma se si sa invece che qualcuno che muova le dita in maniera maldestra, avrà anche un intelletto maldestro e dei pensieri e delle idee poco duttili (…)” R. Steiner.

E’ questo un punto che tratta qualcosa di totalmente nuovo, la pedagogia antroposofica non è una teoria ma deve diventare prassi pedagogica, mediante la fine abilità manuale che agisce sul sentimento, deve poter risvegliare la volontà ed il pensiero, l’uomo nella sua totalità.

“(…) Di questo bisogna tenere conto specialmente oggi in un tempo in cui, dominanti il consumismo ed una vita frenetica, la maggior parte degli uomini non sa ricucirsi un bottone dei pantaloni, se si è staccato (…). Con ciò mi esprimo in un modo un po’ paradossale ed estremo ma non si è uomini nel senso vero della parola se all’occasione non si sa attaccare un bottone, rammendare un calzino, riparare una scarpa (…) se non si è in grado di usare le proprie mani con una certa abilità per sbrigare le cose pratiche (…)” R. Steiner.

Il futuro insegnante, l’educatore in genere, durante il triennio di formazione, sperimenta attraverso i lavori manuali che gli vengono proposti, come pian piano le mani diventano sempre più abili e proprio il “meno competente” può sentire le difficoltà che possono presentarsi al bambino quando “perde una maglia”, “fa un buco”, “sbaglia un punto” …, e ricorre all’aiuto della maestra.

Il corsista, partendo dai primi elementi di base del lavoro manuale morbido, viene portato ad eseguire quei lavori inerenti allo sviluppo evolutivo del bambino in età scolare ed in collegamento anche con le materie didattiche di insegnamento.

Dopo i vari lavori iniziali, relativi al bambino delle prime classi elementari, al bambino di 6,7,8 anni dopo aver acquisito una “certa competenza” con il lavoro ai ferri e con il cucito, al seminarista viene proposto la creazione del cappello che nelle scuole steineriane si porta in 3° classe.

A nove anni il bambino sta vivendo il “passaggio del Rubicone”, sta vivendo un particolare momento evolutivo, si sente smarrito, ha paura, cerca protezione e la strada “giusta”.

Le materie d’insegnamento della 3° classe, peculiare il racconto del vecchio testamento, aiutano proprio il bambino in questa fase di crescita e sviluppo.

Il cappello è una “forma di protezione” proposta al bambino: la maestra lo guida a prendere le misure del capo e poi tutti i bambini lo fanno, l’uno all’altro e fanno un “disegno del cappello”; il bambino è diventato abile con i ferri, ha esercitato a lungo la maglia legaccio, può ora imparare la “maglia a rovescio” poiché comincia ora a sentire ciò che è dentro e ciò che è fuori, comincia a riconoscere sé dagli altri e/o dall’adulto che gli è di fronte, può ora imparare a fare le “riduzioni”.

L’insegnante lo aiuta con delicatezza nella scelta del colore del cappello che parte dalla luce intorno agli occhi e al volto e procede gradualmente con le tonalità più scure verso il buio, verso la chiusura sul capo.

L’esperienza che il bambino fa è di piena soddisfazione e gioia e di fiducia in se stesso ed indosserà fiero il suo cappello.

In fatto di lavoro manuale, di abilità manuale, Steiner dà molta importanza proprio al lavoro con i ferri che lui stesso ha molto praticato da bambino: maglia dopo maglia si crea un tessuto, maglia dopo maglia si tesse un pensiero sempre più ordinato e logico.

E ancora Steiner ritiene fondamentale che i lavori da far fare ai bambini abbiano un senso, uno scopo utile e che rispecchino cura e bellezza e abolisce tutti quei lavoretti in carta o altro, che a nulla servono nella vita reale, se non a impolverarsi su una mensola… “Metti le ali alla forza della tua anima e delle tue mani, se permetti allo spirito di lavorare in te”. (R.Steiner)

Testo a cura della M.tra Anna Milizia

Festa di primavera

Anche quest’anno si è conclusa la festa di primavera, che porta con sé le qualità della stagione. Colori, canti, laboratori, manufatti, pietanze, danze… Si celebra questo momento dell’anno in ogni aspetto che rappresenta la scuola Waldorf.

La scuola, di qualsiasi indirizzo essa sia, auspicabilmente dovrebbe accompagnare le famiglie durante tutto l’anno, dovrebbe creare un senso di fraternità tra tutte le persone che vi ci partecipano. Da sempre le società umane hanno celebrato i momenti di passaggio nell’anno. Erano proprio queste celebrazioni che creavano un profondo senso di unione non solo tra gli esseri umani ed i ritmi della natura, ma anche tra uomo e uomo.

Così è stato per la nostra festa, legata alla rinascita della primavera, nel celebrare la comunità che si crea ogni giorno attorno alla scuola.

Per i bambini abbiamo preparato laboratori manuali, tra il profumo di biscotti al cioccolato e di fiori raccolti nei campi di rugiada, tra le mani che impastano l’argilla per esprimersi nella forma degli animali e con i semi per propiziare ad una rinascita, tra gli intrecci di coroncine per adornare il capo e la creazione di bolas per giocare l’equilibrio… e con i giochi antichi portati dai genitori ci siamo divertiti con semplicità. Così anche sono tornati gli artigiani con il lavoro prezioso delle proprie mani. Unguenti e creme per guarire o semplicemente illuminare la pelle, biscotti e delizie da mangiare, gioielli e cose preziose di ogni tipo.

Ognuno si è impegnato, secondo la propria capacità, creatività ed ovviamente disponibilità, per dare forma alla festa di primavera. C’è chi ha partecipato cucinando delle pietanze per il ristoro o dando proprio la disponibilità per servire all’angolo ristorante, chi semplicemente ha riordinato e pulito o chi ha organizzato laboratori o giochi. Grazie al piccolo contributo legato alle attività ed al mangiare questa festa riesce anche ad autosostenersi ed autofinanziarsi.

Queste occasioni sono sempre aperte verso l’esterno, chiunque può partecipare ed anzi diventa un vero e proprio open day per le famiglie incuriosite dalla scuola, come questa volta in cui abbiamo avuto anche tante nuove iscrizioni.

La scelta di aprire le feste ed, in generale, di mantenere di mantenere aperta la scuola serve proprio a far percepire un sano principio di comunità umana sia a chi è dentro la scuola, sia a chi potrebbe scegliere di farne parte. Non solo la pedagogia, ma in generale il pensiero antroposofico cerca di vedere l’essere umano secondo la sua vera natura, che tra le sue varie sfaccettature è sociale.

Una buona educazione alla socialità passa anche e soprattutto attraverso le feste e la festa di primavera. Non è una festa di fine anno o una semplice scusa per stare insieme, è una occasione pedagogica per i bambini e di crescita personale per gli adulti, di creare una socialità sana in ogni ambito, nel lavoro (mercatino) nel divertimento (giochi) nel mangiare e nella cura (pulizia).

Come immagine di questo processo, alla fine della festa di primavera, abbiamo danzato attorno al palo di Maggio (Beltaine). Attorno ad un palo centrale si danza tutti insieme, tenendo in mano dei fili che man mano si intrecciano tra di loro. Questa usanza antichissima rappresenta proprio l’intrecciarsi delle diverse persone, ognuno con le proprie qualità, che insieme si sposano per creare qualcosa di nuovo. È legato alla fertilità della terra e a tutto ciò che nasce dalla unione. Così che ancora oggi non dimentichiamo mai, specialmente in primavera, di quanto sia preziosa la vita quando la condividiamo insieme agli altri e di quanto siamo sereni quando attorno a noi abbiamo una società che ci rispecchia e ci sostiene.

testo a cura di Sonia e Valerio

Sul Convegno Mondiale a Dornach…

Dal 10 al 15 aprile si è tenuto a Dornach, presso il Goetheanum, il convegno mondiale degli insegnanti Waldorf. È un appuntamento che ricorre ogni quattro anni.

Questa volta anche la nostra scuola era rappresentata, maestra Francesca ed io eravamo tra i mille docenti arrivati da tutti i continenti: 70 nazioni presenti: dalla Nuova Zelanda alla Namibia, dalla Corea alla Russia, dal Tibet all’Arabia, dalla Cina alla Svezia, dall’Egitto agli Stati Uniti…

(Sul tavolo della segreteria potete visionare il catalogo di tutte le scuole del mondo).

Immaginate il globo terrestre…ogni mattina attorno alle 8…, scolaresche in piedi, con le mani sul cuore… insieme ai loro maestri, ognuno nella propria lingua, recitano la stessa poesia di inizio giornata:

Io guardo nel creato

In cui risplende il sole

In cui brillan le stelle

In cui giacciono le pietre

Vivendo crescon piante

L’animale sentendo vive

E in cui l’uomo, con l’anima dimora offre allo spirito

Io guardo nell’anima che vive entro me.

In tutto il mondo, con queste parole risuona la voce dei bambini che incarnano già il futuro.

Anche lì a Dornach abbiamo cominciato le giornate con la declamazione di queste frasi in tante lingue, e poi abbiamo proseguito il lavoro dedicandoci al tema centrale del convegno:

“La cura, la salute e l’educazione dei bambini e dei giovani”

Attraverso questi temi specifici:

La relazione dell’individualità con il proprio corpo

La relazione del bambino con i regni della natura

Le relazioni sociali dei ragazzi nello scenario multirazziale.

Approfondendo questi aspetti ci siamo confrontati su quanto le qualità ‘umane’ siano oggi da ‘riconoscere e da salvaguardare’ ancor prima di essere poste al centro degli approcci educativi.

Per le scuole Waldorf questo riconoscimento e questa salvaguardia stanno divenendo prerogativa imprescindibile, e sempre più lo saranno nell’avvenire.

Considerando gli ambiti didattici ci si è soffermati su quanto è necessario essere accorti a non cadere vittime dell’illusorio mondo della tecnica, ne dell’abbandonarsi inconsapevole alle sole forze della natura.

Tra questa polarità bisogna ricercare il terzo elemento, quello centrale, prettamente umano, che passa attraverso il linguaggio, la memoria, il movimento, la manualità, l’esercizio artistico.

“L’umano si educa attraverso l’umano”

Nell’approfondimento dell’Antropologia antroposofica e nell’applicazione vivente del nostro piano di studi possiamo trovare gli strumenti idonei alle necessità umane odierne e future.

Questi argomenti sono sorti vividi dai numerosi racconti di esperienze personali dei relatori, ora insegnanti ora uomini di cultura provenienti da differenti ambiti della società internazionale.

I lavori del convegno si sono svolti attraverso conferenze mattutine, per le quali eravamo tutti insieme nel monumentale teatro dalle vetrate colorate, e ancora in differenti gruppi di studio per l’approfondimento dei vari argomenti proposti dai relatori, nelle numerose e capienti sale dislocate tra il Goetheanum ed altre strutture ad esso vicine. Tante le attività artistiche che potevamo seguire: dall’arte della parola, al canto, ai giochi sociali, al modellaggio, alla scultura del legno, ai giochi con le mani per i bimbi piccoli.

Le serate, infine, erano state allietate da bellissimi spettacoli di euritmia, cori, musica e anche una coreografia di ginnastica bootmer. Alcune di queste presentazioni erano a cura di professionisti, altre di alunni delle scuole Waldorf o degli studenti dei seminari di formazione. Tutti davvero apprezzatissimi e accompagnati da calorosi applausi.

Dall’Italia erano diverse le scuole presenti, ma quando si nomina la scuola di Puglia viene incontro dai colleghi sempre tanto affetto e simpatia. E di questi sentimenti ci viene sempre richiesto di farci testimoni nei confronti di tutta la nostra comunità.

Nello spirito di questo bollettino, che vuole far giungere nelle nostre case notizia di quanto accade strada facendo a scuola e in associazione, mi auguro di essere riuscita, anche con queste poche parole, a trasmettervi una sfumatura dell’atmosfera che abbiamo vissuto durante questo evento.

In sostanza, l’appartenenza ad un grande, grandissimo ‘movimento pedagogico’ che pone il benessere delle nuove generazioni al centro del proprio agire e delle proprie ricerche.

Maestra Anna Rossetti

Già cantai allegramente

Siamo lieti di annunciare la V edizione del progetto musicale “Già cantai allegramente” che vede coinvolti ragazze e ragazzi delle settime classi delle scuole Waldorf di tutta Italia.

Il progetto nasce nel 2016 grazie all’impulso degli insegnanti delle settime classi e dei maestri di musica delle scuole Waldorf con l’intento di coniugare il consueto viaggio d’istruzione a Firenze ad un importante e unica esperienza musicale di condivisione e forte spessore per permettere ai ragazzi di entrare a pieno nell’atmosfera artistica del Rinascimento attraverso l’unione delle arti plastico pittoriche e musicali.

La prima edizione vide la partecipazione di ben 130 ragazzi, tra cui anche Manduria; la seconda 210 ragazzi; la terza 350…quest’anno gli studenti cantori saranno in tutto 410. E’ un progetto che ha riscosso con il tempo forte successo, è divenuto un appuntamento importante per il territorio toscano e ha lasciato in tutti i ragazzi il ricordo di un’esperienza unica ed irripetibile.

Dopo un lungo lavoro di preparazione e studio del repertorio musicale durante il corso dell’anno i nostri ragazzi partiranno per Firenze il 1° Maggio…le giornate si svolgeranno tra visite ai vari luoghi di interesse artistico e le prove musicali. Il viaggio culminerà in bellezza con il concerto finale del giorno 5 Maggio presso il Tuscany Hall con la partecipazione di quasi mille spettatori!

Maestra Francesca Lecce

Il teatro è…

Il teatro è l’elemento protagonista dell’esperienza scolastica della scuola waldorf poiché l’espressività del bambino e ragazzo poi, viene tenuta in alta considerazione. Fin dai primi anni scolastici, infatti, si offre agli alunni l’opportunità di recitare, declamare poesie, presentare argomenti di studio, realizzare ritmi con parole e movimento e tutto questo davanti ad alunni di altre classi, parenti e maestri. Far teatro serva a vincere ostacoli interiori, vincere la timidezza ed entrare in mondi nuovi, personaggi, linguaggi nuovi e ricercati.

Per recitare bisogna superare i propri limiti e identificarsi in un “ruolo” attraverso la fantasia interpretativa con il linguaggio di tutto l’essere, attraverso la memoria (parte intellettiva) il sentimento (parte animica) e il movimento (parte volitiva). Inoltre, recitando insieme, bambini e ragazzi sviluppano il senso sociale, la possibilità alla collaborazione, all’unione, all’amicizia; essi non guardano solo se stessi ma dirigono la loro attenzione al gruppo intero realizzando gioiosa armonia. È con questo intento che noi maestre di VI e VII classe abbiamo voluto far cimentare i ragazzi delle due classi con una piccola ma significativa recita che parla della nascita di Roma e precisamente del rapimento delle Sabine. Si tratta del tema centrale del piano di studi della VI classe e cioè lo studio della civiltà di Roma, dell’allontanamento degli uomini dal mondo degli Dei poggiando sulle forze propriamente umane (tema studiato l’anno passato della odierna VII classe ed ormai interiorizzato).

I romani sono stati i portatori di una nuova facoltà originata da una grande volontà che si è espressa attraverso “l’Anima Razionale”. Il cittadino romano non intendeva sviluppare la filosofia, l’arte, la scienza come lo aveva fatto l’uomo dell’antica Grecia, egli puntava ad esercitare la propria personalità per il bene della collettività. I romani furono uomini coraggiosi, devoti e pronti al sacrificio, fedeli e sempre al servizio di Roma. Attraverso lunghi e drammatici contrasti essi riuscirono ad ottenere l’istituzione di un codice di leggi scritte, incise su 12 tavole di bronzo all’inizio, ed elaborando man mano una vera scienza del DIRITTO. I romani credevano nel governo delle leggi “Lex Publicis” e molte di esse sono giunte fino a noi e tuttora siamo sotto la loro narrativa.

Tutto ciò ci dà l’immagine del ragazzo di 12-13 anni che, come sappiamo, ripercorre le tappe evolutive dell’umanità. Si tratta cioè di un ragazzo che vuole conoscere il mondo fuori di sé, conoscere le leggi, quelle fisiche terrene, quelle che lo fanno crescere, alzare e rafforzare nella verticalità, allungando e rafforzando la spina dorsale. I ragazzi a questa età fanno domande e vogliono risposte vere, precise, chiare; a volte o spesso scherzano, giocano o si azzuffano, ma per misurarsi, per conoscersi e conoscere le reazioni degli altri.

Il teatro è sicuramente un’opportunità e loro la colgono completamente e i maestri devono accompagnarli ed anche placare i loro eccessi, i loro impeti, le loro manifestazioni ed ammirare le loro bellezze.

Eccoci qui, nella baraonda, nella frenesia del lavoro teatrale tra abiti di scena, corone, mantelli, spade e ragazzi presi dalla frivolezza dell’età. A volte nei cuori dei maestri si annida lo sconforto, l’incertezza nei risultati, eppure arriva il giorno della rappresentazione, i ragazzi devono presentare agli spettatori le loro fatiche, i loro pregi, le loro conquiste e… Avviene una “magia”, tutto il disordine, tutto il chiacchiericcio, tutta l’irruenza si spegne, ognuno è concentrato e serio, preso dal desiderio e dalla volontà di far bene, di dare il meglio di sé. E via…si comincia, e che stupore!!! Ognuno ricorda ogni parola, ogni frase e rappresenta completamente il suo personaggio: sembrano ROMANI! Evviva si ride!! Gli spettatori applaudono e ridono per le scene buffe, che clamore!!! BRAVI RAGAZZI

Maestra Anna D’Alessio

Retrospettiva conferenza della dott.sa Silvana Leo

La parassitosi dei bambini: il lavoro sociale come possibile spunto per una terapia efficace

Lo scorso 17 marzo il nostro medico scolastico, la Dott.ssa Silvana Leo, ha incontrato parte della nostra comunità tra maestre e genitori per affrontare un tema che riguarda tutti, in modo più o meno cosciente: la parassitosi intestinale. La problematica degli ossiuri, parassiti intestinali, costantemente ritorna in auge tra gli argomenti da trattare, non riguarda solo i bambini ma anche gli adulti sebbene non sia facile riconoscerne i sintomi. Questi parassiti non causano gravi patologie, il loro vivere nella parte più buia del nostro intestino però, non porta nemmeno un benessere fisico. Specialmente nei più piccoli possiamo evidenziare degli atteggiamenti ambigui (soprattutto durante i giorni di luna piena) come strisciare per terra, pruriti, agitazione, bruxismo…
I parassiti intestinali sono esseri antisociali, si trovano a un gradino più basso rispetto ai lombrichi, che al contrario sono animali sociali e benefici; seppur vivendo anche loro al buio della terra i lombrichi scavano delle gallerie permettono all’aria e all’acqua di penetrare fin negli strati più profondi del suolo… Gli ossiuri sono paragonati ai pidocchi, anche loro esseri antisociali che si trovano un gradino più in basso rispetto alle api e alle formiche che sono animali sociali e portano diversi benefici alla terra…e all’uomo.

Come possiamo contrastare lo svilupparsi di questi parassiti? Gli ossiuri vivono al buio e al “freddo”, quindi la prima cura più efficace sarà portare luce e calore sia in senso stretto del calore fisico (questo si sviluppa nel bambino con la cura nel vestiario) ma anche nella cura nei gesti. Ancora una volta uno strumento valido che può sostenere è il ritmo, cerchiamo di non vivere nell’improvvisazione ma ricerchiamo nelle nostre giornate caotiche un’armonia dettata dalle piccole azioni quotidiane.

L’aglio come terapia di gruppo

La proposta dalla dottoressa per affrontare e arginare questa problematica in modo pratico è l’assunzione dell’aglio o/e delle carote in modo regolare per una settimana o dieci giorni. Ma cosa hanno in comune questi due elementi? La loro parte commestibile sviluppa nel terreno e protendono con il loro fogliame verso la a luce, per questo racchiudono le giuste forze vitali per contrastare la parassitosi.

Un altro aspetto importante per noi adulti può essere la meditazione, questa può lavorare più in profondità, a tal proposito la Dott.ssa ci ha invitati a leggere la Meditazione di San Michele tutte le sere e tutte le mattine, l’abbiamo letta assieme durante la conferenza e ve la lasciamo qui di seguito.

PREGHIERA PER L’EPOCA DI MICHELE

Dobbiamo sradicare dall’anima
la paura e il timore di ciò che il futuro
può portare all’uomo.

Dobbiamo acquisire serenità in tutti
i sentimenti e sensazioni rispetto al futuro
possiamo guardare in avanti con assoluta
equanimità verso tutto ciò che può venire.

Dobbiamo pensare che tutto quello che verrà
ci sarà dato da una direzione del mondo piena di sapienza.
E’ questo che dobbiamo imparare in questa epoca:
a saper vivere con assoluta fiducia,
senza nessuna sicurezza nell’esistenza,
fiducia nell’aiuto sempre presente del mondo spirituale.

In verità nulla avrà valore se ci manca il coraggio.

Discipliniamo la nostra volontà
e cerchiamo il risveglio interiore,
tutte le mattine e tutte le notti.

Rudolf Steiner

Dal gruppo manutenzione…

Rudolf Steiner in quasi tutte le sue conferenze, sembra ribadire un concetto per lui fondamentale. Egli ci diceva che l’uomo deve mettere a frutto il pensiero attraverso le azioni…l’idea è nulla se non la si mette in pratica attraverso l’uso delle mani e della volontà…

Con questo spirito nasce il gruppo manutenzione della nostra associazione. Un gruppo di papà volenterosi, che mettono a disposizione le proprie conoscenze e le proprie abilità, affinché il luogo dove i nostri figli vivono e imparano, sia sempre efficiente e si evolva seguendo le idee che nascono prima nelle nostre menti. Non c’è giorno che i muri, le porte, il giardino, non hanno bisogno di un tocco umano. E per questo motivo, il gruppo manutenzione è sempre presente per poter sanare eventuali danni, oppure abbellire le zone comuni dell’associazione…così come è stato per l’ultimo progetto, ovvero LA CASETTA DELL’ASILO…

è stato a dir poco emozionante vedere i nostri bambini sorridere e divertirsi all’interno della nuova struttura. E alcuni di loro hanno dato fieramente il loro contributo ai lavori… Ma la più grande emozione è quella che nasce dal vedere un lavoro compiuto, che prima di essere realizzato e presente fisicamente nelle nostre vite, era solamente un idea…ovvero, spirito che diviene realtà.!

Storie: dalla classe VII…la gita di astronomia!

In VII classe il piano di studi accompagna il ragazzo ad affrontare il mondo col racconto delle esplorazioni geografiche del 1500 e lo porta a volgere lo sguardo verso la sconfinata distesa del cielo, un tempo mappa e orientamento dei naviganti. Domenica 22 gennaio, insonnoliti e infreddoliti abbiamo preso il bus delle 5:30 da Taranto per iniziare un viaggio che ci avrebbe portato a esplorare i cieli e i boschi dell’Umbria. Dopo lunghe ore sui mezzi siamo finalmente arrivati alla stazione di Terontola-Cortona, in provincia di Perugia, dove ci siamo riuniti con i maestri e i ragazzi di altre tre scuole Waldorf del centro Italia. Sul bus che ci accompagnava risalendo i colli attorno al lago Trasimeno illuminato dal sole, i ragazzi hanno iniziato timidamente a conoscere i compagni con cui avrebbero trascorso quattro giorni di condivisione e lavoro. Al rifugio Foresta Fonte Spugna, in una stanza calda e allietata dalla musica del piano del maestro Matteo, ci attendeva il maestro Alessandro, un anziano, ma energico maestro, che da molti anni organizza le uscite di astronomia. Dopo una calda cena siamo andati tutti nelle nostre stanze a dormire…in realtà per qualche ora non proprio tutti nelle proprie stanze, perché i ragazzi erano ansiosi di conoscersi.

Al mattino, uscendo sul prato davanti alle casette di legno ho notato che cadeva qualche timido fiocco di neve e durante la colazione il cielo è diventato bianco con un turbinio di delicati ciuffetti di neve, che in poco tempo hanno iniziato ad ammantare ogni cosa di un candido velo. Ci siamo divisi in gruppi per procedere con il lavoro di euritmia con la maestra Annamaria e con le prime considerazioni sul moto del Sole con il maestro Alessandro, ma nelle pause i ragazzi si scatenavano in battaglie a palle di neve, che ormai copriva copiosa il terreno. Così dopo pranzo ci siamo recati nel bosco, attraversando un paesaggio silenzioso e incantato, dopo l’abbondante nevicata. Il cielo era completamente coperto e abbiamo continuato il lavoro all’interno studiando sulla carta i movimenti del Sole, disegnandoli sui quaderni e annotando quanto il maestro Alessandro illustrava alle classi. Verso il tramonto il cielo a ovest si è finalmente aperto e i ragazzi hanno potuto misurare l’altezza di Giove e Venere con i quadranti costruiti a casa. Dopo cena e dopo il racconto nella sala comune ci siamo salutati per andare a dormire, mentre i ragazzi uscivano per recarsi alle camere il maestro Fabrizio ha annunciato che il cielo si era completamente aperto!!!

Con guanti, cappelli e cappotti ben chiusi ci siamo riuniti nel prato innevato davanti alle casette: nel cielo nord le meravigliose stelle del carro facevano la loro comparsa a destra, mentre Cassiopea, era alta a sinistra, al centro tra le due la stella Polare, unica stella fissa del nostro cielo (boreale). Guardando invece l’orizzonte sud abbiamo iniziato a familiarizzare con le stelle principali e le costellazioni del cielo invernale: Rigel, la stella blu del piede della costellazione di Orione era ben visibile e con le stelle Sirio e Procione formava un angolo retto, base dell’Esagono invernale. Siamo poi rientrati in aula per disegnare su un foglio quanto avevamo osservato e attendere il trascorrere del tempo per la seconda osservazione. Uscendo dopo circa un’ora abbiamo potuto constatare che il cielo era completamente diverso! Intorno alla stella Polare Cassiopea era scesa e quasi scomparsa sotto l’orizzonte, mentre il Carro era ora alto nel cielo, la Polare segnava fissa il nord. A sud l’esagono non risultava più orientato con la punta verso l’alto, ma si trovava disteso e a est era sorta la costellazione del Leone! Siamo rientrati per segnare ora sul foglio le nuove posizioni degli astri nel cielo e finalmente siamo andati a dormire.

La notte successiva, divisi in quattro gruppi abbiamo osservato gli orizzonti ogni due ore a partire dal tramonto, misurando con il quadrante la posizione delle stelle in gradi, che compivano il loro percorso nel cielo. Stanchi, ma soddisfatti a tarda sera siamo andati a dormire. Il giorno successivo abbiamo presentato il nostro orizzonte agli altri gruppi, completando e condividendo così l’osservazione del cielo e potendo ammirare il movimento delle stelle e dei pianeti. L’ultima sera non abbiamo compiuto ulteriori osservazioni e i ragazzi hanno potuto condividere canti e cori nella sala comune prima di andare a riposare. La mattina della partenza i ragazzi arrivavano ai tavoli della colazione lenti e silenziosi, pronti ormai per la partenza, ma per nulla contenti di doverlo fare. Prima di partire i due gruppi di euritmia hanno condiviso il proprio lavoro con noi maestri e dopo aver caricato i bagagli abbiamo cominciato a salutarci, tra scambi di numeri, abbracci, saluti e la promessa di rivedersi a Firenze.

Maestra Chiara Filaferro